martedì 20 novembre 2007

Intervista i tuoi amici

LE RISPOSTE DI CHI HA PARTECIPATO: le trovate nei commenti, in fondo alle domande.

Cosa vorresti chiedere ai tuoi amici? Vorresti sapere... Qual è il loro sogno nel cassetto? Quali sono i luoghi più strani dove hanno fatto l'amore? Qual è il loro libro preferito?

Domande comuni o irriverenti e provocatorie: tutto è ben accetto (nei limiti della decenza e del rispetto reciproco).

Le migliori domande formeranno un'e-mail da spedire ai tuoi amici, targata naturalmente "Nutre la mente solo ciò che la rallegra".

Forza, è il momento delle domande senza peli sulla lingua!

mercoledì 14 novembre 2007

METTIAMOCI IN CODA

AMBIENT E GUERRILLA MARKETING IN CATTOLICA: CONTRO LE CODE.

Per i retroscena e per essere sempre aggiornato sull'evento: blab2.blogspot.com.

domenica 4 novembre 2007

Il vecchio Hank mi perdonerà se ho accettato

[testo e foto by Mauri]

"Verità"

La poesia prudente

E gli uomini

Prudenti

Durano

Solo lo stretto

Necessario

Per morire

Tranquilli

[da Il grande, C.B.]

Prendete un bambino e ficcatelo a testa in giù nell’America depressa degli anni Trenta, sputategli addosso un’acne deturpante giunta come un veleno durante la pubertà e perché no un padre tedesco con un paio di orecchie a sventola da primato e la cinghia facile. Accostatelo ad un cortile di una scuola americana per tredici anni e poi immergetelo nel whiskey e in vino da quattro soldi per il resto della vita. Trasformatelo in un vagabondo, puzzolente e dai pantaloni sformati e ridicoli da clown. Fategli imbucare lettere per undici anni e lasciategli frequentare i bar in cerca di un significato al ragno che affoga nel bicchiere. Questo bambino avrà problemi con le donne, i denti marci, la pancia a botticella, gli occhi a fessura, i ricordi brillanti come lame illuminate dalla luna. Al bambino ora manca solo una cosa: trovare il coraggio di sedersi alla macchina da scrivere.

Per Charles Bukowski la prudenza è l’arma che l’americano middle class usa per difendersi dalla vita. Dedicando la sua anima all’arte, Bukowski sceglie la precarietà. L’immersione di questo autore nella cruda follia della realtà è travolgente, lascia storditi, ci violenta.

Per lo scrittore è veramente necessario porsi ai limiti della società descrivendo quest’ultima nella sua disarmante complessità? Per essere considerati Scrittori è quindi necessario abbandonare l’istintiva prudenza sociale proiettandosi in un mondo di opinioni coraggiose?