sabato 7 aprile 2007

Buona Pasqua a tutti!

Ci terrei ad augurare a tutti voi una buona Pasqua in modo non banale né, dunque, superficiale. Ecco perché oltre ad augurarvi semplicemente di passare una bella giornata, piena di sentimenti e nobili emozioni, vi propongo una discussione che tanto mi sta a cuore e che credo, in un giorno come la Pasqua, sia degna come non mai di essere affrontata...

Qual è oggi il vero rapporto tra dottrina cristiana e l'istituzione della Chiesa? Quale, in sostanza, la corrispondenza tra ciò che proclama la Bibbia, tra ciò che "proclamerebbe oggi" e ciò che la Chiesa dice in materia di coppie di fatto (etero ed omosessuali), aborto, contraccezione, ...? Quale rapporto dovrebbe esserci secondo voi tra Chiesa e opinione pubblica e, ancor più, tra Chiesa e Stato?

Aspetto, fiducioso, una valanga di stimoli da parte vostra, così che questo giorno così speciale per molti possa diventare, anche per chi dalla Chiesa si è allontanato o non vi si è mai avvicinato, un giorno per riflettere e, attraverso la riflessione, crescere...

Vi abbraccio uno ad uno e vi auguro ancora una volta BUONA PASQUA!

22 commenti:

NutreLaMente ha detto...

Vi propongo, su sua autorizzazione, un'e-mail giuntami da una mia amica, ex compagna delle superiori, di nome Giulia...

ciao a tutti!
oggi stavo pensando a tutti i significati che la Pasqua può avere..e a tutte
le conseguenze che può portare!!
Preferisco evitarvi tutte le riflessioni e portarvi la mia conclusione in
proposito: che la Pasqua sia rappresentabile dalla colomba (quella di Noè,
tanto per intenderci;-) simbolo di pace e di vita. Si lo so che non è una
grande conclusione, ma pace e vita sono due termini talmente utilizzati che
hanno quasi perso il loro significato..che invece meriterebbe veramente
tanta attenzione!
A tal proposito vi allego questo passo sulla pace..è di don Tonino Bello( è
la mia fonte delle grandi feste).
Per quello che riguarda la vita..eheh..arriverà anche quello!!
E detto ciò..

Vi auguro con tutto il cuore che questa giornata sia solo un piccolo
promemoria per la vostra vita; che possiate veramente avere la forza per
creare ogni giorno la vostra Pasqua; che riusciate a fare diventare lo scopo
della vostra vita la Felicità (croci o non croci la ritengo il fine ultimo).

ECCO IL PASSO DI DON TONINO BELLO...


Parlano di pace
Venerdì 10 Novembre 2006
Voglio cominciare con una frase che ci fa capire come la pianta della pace non può mai sbocciare da un cuore che è un « collage » di compromessi, né può attecchire in un terreno concimato di bugie.
« Parlano di pace al prossimo, ma hanno la malizia nel cuore ».
Non è un feroce epigramma di Brecht. E’, invece, un versetto del Salmo 28 che smaschera, rapido come una folgore, quell’ipocrisia oscena che spesse volte si cristallizza attorno ai discorsi di pace.
E qui il giro di boa sul versante dei comportamenti diviene fin troppo immediato.
Chi ama la pace, vuol bene alla verità. Non strizza l’occhio alla menzogna. Odia la mistificazione verbale. Rifugge dalla frode tatticamente usata per far passare un’idea. Ripudia ogni falsità, anche quella che produce apparenti vantaggi. Rifiuta l’impostura come espediente per affermare se stesso. Respinge l’inganno come strumento di comodo. Non manipola le notizie piegandole a interessi di schieramento. Si guarda bene dal cucinare la verità con le salse della ideologia, o di vestirla con gli abiti lunghi delle vedute partigiane, con la pretesa di venderla poi, all’ingrosso o al minuto, come verità nuda e cruda.
Chi ama la pace, ha il coraggio di tirare fino in fondo le conseguenze di certe verità. Non ha paura di dire come stanno le cose, anche quando le sue parole rovinano la digestione dei potenti. Non ammorbidisce la profezia con i trucchi diplomatici, pur di non recare dispiacere a qualcuno. Mette il dito sulla piaga dell’ingiustizia, senza spaventarsi delle ritorsioni. Non si tira indietro se deve dire che la logica delle crescenti spese militari cozza contro quella del Vangelo. Non avalla con i suoi complici silenzi lo sterminio per fame di popoli interi. Non si copre dietro gli scudi della prudenza per coprire la follia degli scudi stellari. Non teme il rischio del1‘impopolarità se denuncia fino alla noia le tragiche aritmetiche della miseria, dei debiti del terzo mondo, della confisca - dei diritti umani, della corsa assurda al riarmo atomico che sta preparando l’olocausto planetario.
Chi ama la pace sceglie il linguaggio evangelico del « sì sì, no no ». E leale con la comunità. Denuncia al fisco i suoi redditi fino all’ultimo centesimo. E anche se, per motivi di coscienza, fa l’obiezione alle spese militari, è tale il vantaggio che reca allo Stato, con la provocazione alla trasparenza dei bilanci, che l’autorità dovrebbe augurarsi l’aumento di obiettori di tal genere.
Chi ama la pace, insomma, è disposto a pagare. Perché la verità non si vende. Si compra. E a caro prezzo. Fino al prezzo della croce. Come è avvenuto per Gesù che, sceso sulla terra per rendere testimonianza alla verità, si è caricato come un agnello mansueto di tutte le menzogne del mondo. Ed è finito sul patibolo più infame per donarci la pace.

Anonimo ha detto...

..ho cercato di riflettere, valutando diversi aspetti che i quesiti proposti dal blogger hanno sollevato.. arrivo, però, a produrre qualche riflessione solo all’ultimo momento.. magari la notte appena iniziata, come nei migliori topoi della tradizione letteraria, sarà in grado di rendere produttive le ultime cellule ancora attive prime del riposo..ma come parlo stasera??!!mah..
..la questione è complicata..o forse no!!..in realtà, io ho le idee molto chiare in merito..e spero di riuscire, con poche frasi significative, a rendere nel migliore dei modi il mio pensiero..
..la Pasqua..nella tradizione ebraica è una festività che ricorda la liberazione dall’Egitto, mentre nella tradizione cristiana è la festa per la resurrezione di Cristo e per la sua vittoria sulla morte..ciò è importante non per l’atto in sé, quale, cioè, evento miracoloso da ammirare, ma quale certezza per l’uomo credente di arrivare ad una nuova vita dopo la morte, che trova in Gesù la sua chiave esplicativa..e, come giustamente il commento del blogger (e della sua amica Giulia) ricordava, Cristo ci spiega il vero significato della vita che è l’amore, il DONARSI, senza remore, senza ipocrisie..per essere in pace e, soprattutto, per dare la pace!!
..la prima Chiesa è partita da qui, da questi semplici assunti, divenuti forse, col tempo, difficili da implementare praticamente (o perlomeno all’apparenza..).. io, in tutta umiltà, credo invece che la Chiesa di oggi non abbia fatto passi indietro, ma che si sia mossa (e lo stia facendo ora ancor di più!!) in direzione trasversale..diciamo che si è partiti un po’ per la tangente.. ritroviamo delle posizioni davvero intransigenti, dopo svariati precedenti richieste e tentativi di flessibilità e di apertura..che non sono richieste campate per aria, anzi si basano su un fondamento evangelico!! la Chiesa “Biblica”, mi si passi il termine, quella pre- cristiana si basava su un rispetto assoluto dell’esegesi biblica, ammettendo idem la lapidazione, il ripudio.. poi arriva Gesù, il quale predica, insegna..e afferma che Egli è venuto a modificare la legge dei Padri, a PERFEZIONARLA (usa questa parola!!)..e allora, quando c’è pentimento, dispiacere, dolore, si perdona chi ha sbagliato, si ama chi ci odia, si pensa a giudicare noi stessi prima che gli altri.. la chiesa doveva muovere, come ha fatto per i primi tempi, da qui!!senza cristallizzarsi sotto portoni dorati e mistiche auree falsamente sante, quando non addirittura ipocrite.. il credere, il mio credere (io sono cristiano convinto..) si basa su due dettami di Cristo: 1) ama il prossimo tuo come te stesso; 2) non fare agli altri ciò che non vorresti venisse fatto a te.. tutto nasce e finisce qui!!
..allora, data una chiesa che parte da questi semplici principi, che rimane avulsa in toto da questioni politiche (il rapporto, certo, è speculare: la politica, idem, deve essere svincolata da qualsivoglia potere o forma di pressione esterna..mettendo al centro l’individuo e i suoi diritti civili e umani.. ognuno, poi può avere i suoi credo, le proprie convinzioni..ma questa è un’altra storia!!)..ecco che si va incontro ai problemi reali e concreti, ecco che si pensa davvero a chi soffre..cercando, ad esempio, di capire che l’uso del preservativo può SALVARE VITE UMANE (e mi riferisco soprattutto a situazioni particolari di alcuni paesi, africani in primis..), può risparmiare dolore fisico e mentale a piccoli che nascono già infetti..si pensa, così, a ciò che si guadagna in positivo, non a ciò che IPOTETICAMENTE si perde.. ecco che si comprende come due persone che si amano e che vogliono stare insieme al di fuori di quello che è il pensiero della chiesa di oggi, ne hanno tutto il sacrosanto fottuto diritto!!..ecco che si comprendono persone dello stesso sesso che si amano e non fanno nulla di male se non condividere insieme un pezzo di vita.. semplicemente si amano.. e io mi ci gioco quello che ci pare, ma due persone, etero o omo, che si amano e vanno avanti con dignità e rispetto, hanno riservato da qualche parte un posto sicuramente migliore di un prelato che, nell’ipocrita indifferenza, o peggio ancora nella finta passione e devozione, trascina la sua vita lontano dal mondo, scandendo il tempo a suon di solitari pater nostro..
..forse, il modo migliore per chiudere questo interminabile sproloquio, è quello di sintetizzare il tutto con poche parole.. “..se amate solo quelli che vi amano, quale merito ne avete??”.. Gesù..

Anonimo ha detto...

ragazzi, vi potrà sembrare un po' riduttivo, ma io sono COMPLETAMENTE concorde con il lungo e bel commento di gio'!!

vorrei solo aggiungere una cosa: soprattutto in quest'ultimo periodo (perchè forse è di moda parlarne) quando si pensa al rapporto "chiesa-popolo" si pensa subito a sti Dico, al riconoscimento delle coppie di fatto, agli omosessuali...
questi argomenti sono sì importanti, ma non sono di certo gli unici, e in ogni caso i principali!
Il problema è che molta gente ormai vuole infangare sempre di più la Chiesa e prende anche queste tematiche come cavalli di troia per sparare a zero sulla scarsa morale e sullo scarso modernismo imputato al l'istituzione Chiesa.

byebye
franky

Niccolò ha detto...

Leggo con molto interesse il commento di giò ma vorrei approfondire alcuni punti.
Inizio , vogliate scusarmi, con qualche domanda che in parte lascerò in sospeso (sarebbe eccessivo e fuori luogo la completa trattazione dei temi che solo accennerò): la prima chiesa era veramente interprete del messaggio cristiano? Chi risponde senza battere ciglio con un risonante "sì" a questa domanda è a mio avviso “vittima” di un sentire anti-storico diffuso, che generalmente si manifesta con la tendenza a rilevare nelle istituzioni contemporanee la risultante di un processo di decadimento iniziato illo tempore (un “quando” non meglio definito), contrastante la “purezza” originaria del messaggio incarnato nella “prima” organizzazione. Questo atteggiamento va a mio avviso corretto, oltre che con la lettura delle cronache dell’epoca presa in considerazione, con la consapevolezza che ciascuno di noi, poichè astrae idealizzando il passato (potremmo dire: con l'interpretazione che da' del passato ciascuno di noi "crea" il passato), tende a proiettare in un indefinito "fu" l'aurea aetas dell'umanità. (Il cristianesimo stesso, come quasi tutte le religioni, interpreta il reale come l'amara conseguenza del peccato originale, antecedentemente vi erano pace ed armonia). Questo processo psichico che potremmo definire di idealizzazione "tipica" oppure "topica", come meglio si creda, porta a ricercare nell'origine del pensiero, della filosofia, ovvero nel momento della fondazione di un movimento o di una istituzione una "purezza in quanto tale" successivamente perduta, che non sempre è scindibile nella sua qualificazione dalla soggettiva proiezione ideale. Ricordiamo che l’esperienza della prima chiesa è estremamente ambigua (cito solo la criptica morte dei coniugi Anania e Saffira rei di non avere versato alla comunità l’intero ricavato della vendita di un loro terreno), come riportano diversi scritti dell’epoca e le stesse incomprensioni fra pietro e paolo su come condurre l’opera di evangelizzazione.
Ma approfondiamo la questione da un altro lato, se vogliamo “a monte”: è possibile ancora individuare un messaggio cristiano "puro", scevro da riletture ed interpretazioni? o meglio: è mai stato possibile fare ciò? non credo. per due motivi. perchè i testi sui quali leggiamo il messaggio cristiano sono stati scritti da uomini e perchè noi che leggiamo questi testi siamo uomini, e la mediazione soggettiva che costitutivamente partecipa (potremmo dire: è “connaturata a”) alla dimensione di attribuzione di significato, non è eliminabile (senza eliminare il significato stesso del testo). Meglio: non esiste nessun messaggio senza un soggetto che lo interpreta poichè il soggetto che legge lo scritto non "coglie" un significato in sé, che non esiste, bensì partecipa costitutivamente (com-partecipa) alla definizione del significato che nasce solo nella "maieutica ermeneutica" se così vogliamo definirla. Mi premeva chiarire questi due punti per me fondamentali, che mi portano quindi ad individuare il nocciolo della questione non tanto nel testo biblico ma nel soggetto che lo legge. Ecco che quindi la questione della Pasqua (in quanto tale) lascia il passo, alla dimensione esistenziale di quell’accadimento. Cosa ci "chiama per nome" in questo momento dell'anno? Cosa ci tira le vesti in quanto uomini, e non in quanto cristiani o cattolici? Forse non sono queste le domande corrette. Proviamo così: Cosa spinge ad introdurre nelle nostre vite il messaggio Pasquale cristiano? La risposta è semplice ed è anteriore alla pace e all’amore, anzi ne è il necessario presupposto: un atteggiamento mentale. E che tipo di atteggiamento mentale? L’atteggiamento mentale che riconosce la dimensione co-esistenziale dell’uomo, in una relazione di eterodeterminazione nel rapporto con l’altro, strutturata in un necessario e reciproco riconoscimento di parità ontologica. Ciascuno di noi è un “io” proprio a se stesso, e quindi ciascuno di noi è “pari” all’altro-da-sé in una dimensione relazionale. Nessuno ha ragione apriori.
Ecco l’unico terreno psichico fertile possibile affinché vi sia nel dialogo “l’incontro” e nell’incontro vi siano pace e amore. L’abbandono delle posizioni dogmatiche e assolutistiche è il presupposto che presuppone solamente se stesso, ecco l’àtomos, “l’indivisibile”, il primo motore immobile affinché le affermazioni “ama il prossimo tuo come te stesso” e “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te” non restino vuoti imperativi categorici ma siano semplicemente il primo passo (in quanto ancora contenenti residui di visione dogmatica) per giungere alla massima conclusione “non fare agli altri ciò che LORO non vorrebbero venisse loro fatto”.

Niccolò ha detto...

Per quanto riguarda la parte più prettamente "politica" condivido appieno la bella critica mossa da giò...la chiesa che si muove trasversalmente il suo mandato originario (ma questo abbiamo visto essere proprio della chiesa in quanto tale, in quanto organizzazione, e non conseguenza di uno "smarrimento" di rotta intervenuto successivamente) e pretende di sindacare materie che non le competono (quale sia l'amore "lecito" e illecito")appellandosi al concetto di diritto naturale, che non spiega nulla ma legittima qualsiasi cosa.. Ma questa è evidentemente la regale iattanza che deriva dal sentirsi unici depositari della parola di Dio. Non vi può essere alcun dialogo al riguardo e, in assenza di esso, alcun "incontro".
Temi molto interessanti che mi limito solamente ad accennare sono poi: ma la chiesa ha realmente ricevuto il mandato dal Cristo?
e, prima ancora, il messaggio cristiano è realmente un messaggio di pace e amore? o forse ciascuno di noi si è creato la propria piccola immagine di gesù, epurata di tutto quanto, estremamente controverso, possa ledere la nostra attuale sensibilità? molto belli i comandamenti "ama il prossimo tuo come te stesso" e "non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te" (seppure non siano ancora il "punto di arrivo" per il reale riconoscimento dell'altro come un "io" proprio a se stesso); ma questo è realmente TUTTO il messaggio cristiano? o forse ciascuno di noi decide ancora prima di leggere di "voler credere", e a sua volta accetta e riporta di ogni messaggio solo quanto è compatibile con la propria sensibilità moderna? Faccio un solo esempio: Gesù parlava dell'inferno; e per quanto i biblisti odierni si impegnino a darne interpretazioni simboliche, la stessa chiesa attuale ha ribadito più volte che l'inferno esiste e ci va chi rifiuta Dio...e sinceramente mi pare che nella storia dell'uomo (ricordo solo socrate) ci siano stati molti pensatori che hanno diffuso grandi valori senza necessità di "vendere" un aldilà, o senza la mordacchia dell'inferno. Ma questa è solo una mia idea.

Anonimo ha detto...

Secondo me si sta andando fuori dal seminato...
allora, mi preme ricordare che la Chiesa esiste da Gesù Cristo in poi, o meglio, da quando Gesù ha dato l'"incarico" a Pietro.
Poi, la Chiesa è fatta da persone mortali! la Chiesa ha l'obbiettivo di farci avvicinare a Dio, non è Dio (è illuminata dallo Spirito Santo, ma è comunque fatta da mortali, quindi peccabili di errore).
Terzo punto, la Pasqua cristiana è innanzitutto la celebrazione della RESURREZIONE con tutti i suoi significati(primo fra tutti la sconfitta della morte!)!

Niccolò ha detto...

Il caso di Anania e Saffira è nella comunità di Pietro (la prima comunità cristiana) e quindi stiamo già parlando della chiesa "di Gesù" (atti degli apostoli 5 1,11).
Non ho mai detto che la chiesa E' Dio ma ho detto che si ritiene l'unica depositaria possibile della Sua parola. Nulla salus extra ecclesiam. Atteggiamento dogmatico ed assolutistico. Il fatto che poi sbagli è ovvio, solo che molti non lo sanno (o non lo ammettono) :-).
Indagavo il concetto di Pasqua nel suo significato STORICO per l'uomo.
La Pasqua come celebrazione della resurrezione e sconfitta della morte è un avvenimento meta-storico che interessa in particolare i cristiani.
Infine poi ho inserito degli interrogativi lasciati (in parte) aperti per evitare che la questione abbia presupposti ineliminabili (la chiesa è voluta da Dio...) e quindi si risolva nella mera autoreferenzialità (o come dicono a Roma: per evitare che se la canti e se la soni da sola).

Anonimo ha detto...

ma la Pasqua senza la Resurrezione non esiste!

Anonimo ha detto...

Credo di aver capito che Nicco interpreta il messaggio cristiano come passibile di interpretazione e, in quanto, tale soggetto alla mistificazione. Ognuno proietta un'immagine idealizzata di quello che crede la Chiesa delle origini fosse e in base a quella si muove, giudicando e facendosi partecipe di un messaggio millenario. Un messaggio diverso per tutti (e qui Lutero ci viene in aiuto). E' un fatto che nessuno possa provare l'effettiva veridicità del messaggio, le parole di Gesù rimangono seppellite sotto valanghe di secoli, in un passato dove la storiografia intesa in senso moderno non esisteva. Infatti, commetteremmo un errore di valutazione se interpretassimo le parole evangeliche come fedele rispecchiamento della vita di Gesù. Duemila anni fa gli storici preferivano parlare per allegorie, inserendo la verità all'interno di tortuose metafore che nei secoli successivi sono state interpretate come avvenimenti reali.
Ma l'argomento del topic era un altro. L'Italia è uno stato laico. Di fronte a questa conclusione, perchè di conclusione si tratta, i cannoni tacciono e ogni commento risulta superfluo. Ma come ogni assunto di partenza ("L'Italia ripudia la guerra"; "L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro") è tanto saldo quanto fragile. Le fondamenta di un edificio non possono essere demolite ma l'edificio stesso può essere ristrutturato, reinterpretato, rivisto alla luce dell'oggi e, alla lunga, frainteso. Così anche l'affermazione "L'Italia è uno stato laico", mostra il fianco a innumerevoli insidie, prima fra tutte la diffusione dei media. In effetti, non potremmo conoscere il pensiero del papa se quest'ultimo non piombasse con germanico accento a turbare/allietare la nostra atmosfera casalinga. Prima della diffusione della tv e dei grandi mezzi di comunicazione di massa, il volere del papa era il volere di Dio e il suo peso politico all'interno degli stati italiani era gravoso fino all'inimmaginabile. Credo che si debba operare una distinzione fra due epoche, una (quella prenovecentesca) nella quale il timor divino e la scarsa informazione (nonchè la scarsa istruzione) ponevano il papa e il suo entourage in una posizione favorita di influenza sulle masse, l'altra (quella attuale, era di Internet e di università che sfornano laureati come scariche di mitra) più critica e decisamente ostile al dogmatismo. La controprova di quello che affermo è questa discussione stessa: ragazzi di poco più di vent'anni che dibattono sul fondamento stesso di duemila anni di storia ecclesiastica tramite un diario virtuale che cela le loro identità. Ragionando per assurdo: se cent'anni fa ci fosse stato internet e le stesse identiche possibilità di comunicazione, non si sarebbero ottenuti gli stessi risultati. La blasfemia era una parola pesante, pesante nel pubblico come nel privato. Oggi il discorso religioso si affronta con molta più leggerezza, talvolta al limite della faciloneria o, come nel nostro caso, con acuta e fondata riflessione. La mediatizzazione ha reso possibile tutto ciò. Il papa oggi è quello della televisione, non un’astratta entità della quale non si conosce il volto e alla quale possono facilmente attribuirsi capacità al limite del paranormale. Ecco che il papa, la Chiesa, si trasformano in un prodotto, e come tali devono essere difesi, preservati, venduti. Oggi il papa si sente in obbligo di giustificare ogni sua azione, ogni suo discorso, finanche all’ultimo dei fedeli che lo osserva comodamente seduto nel suo salotto. A tanto è arrivata la potenza dei media. La Chiesa deve dire la sua, è necessario che prenda posizione. Ragion vorrebbe che non lo facesse (“L’Italia è uno stato laico”) ma questo deluderebbe tutti quanti. Procedo un po’ a balzi, mi scuserete ma mi vengono in mente stralci di conversazione che ebbi con un prete tempo fa. La conversazione verteva sul medesimo argomento che ci troviamo a trattare oggi: deve la Chiesa intromettersi negli affari dello stato? Io difendevo strenuamente la mia posizione contraria a qualsiasi “interventismo clericale” ma arrivai a trovarmi di fronte ad un vicolo cieco. Ecco, riassunto, il dilemma: La Chiesa non dovrebbe intervenire in questioni statali. Questo era il mio punto di partenza. Durante la Seconda Guerra Mondiale il papa non mosse foglia quando milioni di ebrei vennero perseguitati. Questo fatto avallava la mia tesi. Avrei dovuto sentirmi soddisfatto. Ma non lo ero. Quale istituzione fondata sull’amore per l’uomo avrebbe permesso una cosa simile? E perché mi sentivo così frustrato? Forse è per questo che scrivo oggi, e che leggo con interesse i commenti degli altri. Altro esempio: la Chiesa dovrebbe intervenire quando si parla di pena di morte? In questo caso siamo tutti dalla parte del papa, perché interpreta esattamente il nostro pensiero che in un paese civile uccidere non è mai la soluzione. Ma anche questa è una questione statale e come tale dovrebbe essere passata sotto silenzio dagli alti prelati romani.
La Chiesa e il suo portavoce occupano un posto all’interno del “circolo opinionisti” mondiale. Questo è un fatto, non si può eliminare una realtà così radicata. Il papa è il “nostro papa” da quando esiste la televisione. Abbiamo imparato a connotarlo, gli abbiamo dato tratti umani, tratti di padre (ricordate il “papa buono” e la celebre frase: “Stasera, quando tornerete a casa dai vostri figli, fategli una carezza e ditegli che quella è la carezza del papa”). Siamo solidali a lui quando “ci piace” e non esitiamo a condannarlo quando “non ci piace la faccia”. Il fatto stesso che ci crediamo degli esperti papisti e che per questo giudichiamo la bontà dell’operato di un papa confrontandolo con quello di un altro è abbastanza rappresentativo del clima che mi sforzando di descrivere. Chi di noi vedendo le prime fotografie di Benedetto XVI non ha pensato “che brutta faccia, non mi piace per niente”? Quando lo abbiamo sentito parlare, il suo accento ricordava quello che nei film è tipico dei gerarchi nazisti, il suo atteggiamento era così freddo e diverso da quello del suo predecessore. Se non l’avessimo mai visto, se ci fossimo limitati a leggerlo, ditemi, avremmo pensato di lui diversamente da quanto pensavamo di papa Giovanni Paolo II? L’immagine, è tutto qui il segreto del buon papa come del buon imprenditore, come del buon politico. I mezzi di comunicazione di massa vengono troppo spesso sottovalutati ma sono l’unica componente della vita civile che non andrebbe mai sottovalutata. “L’ho sentito al telegiornale” oggi non è più un fatto, è una certezza. Anche il papa è un prodotto popolare e come tale deve trovare il suo spazio all’interno delle coscienze dei fedeli, altrimenti nessuno lo “voterà” più e verrà dimenticato.
In conclusione, l’intervento della Chiesa nelle questioni statali è tanto utile quanto l’intervento di qualsiasi altro opinionista (tranne Mughini, lui è inutile). Il discrimine sta in noi, nello spettatore che deve filtrare ciò che gli viene detto. Se il papa dice che è meglio non usare il preservativo e che i rapporti prematrimoniali sono un abominio dobbiamo pensare che non avrebbe potuto dire altrimenti. La Chiesa deve difendere la sua posizione politica, morale, spirituale, soprattutto in un’epoca come questa dove i valori si stanno evolvendo a mille all’ora. La vita del Duemila è infinitamente più veloce di qualsiasi altra epoca storica. Basta un minimo di discernimento, di interesse nelle questioni pubbliche e il caro vecchio “pensare con la propria testa”. Siamo in un’epoca dove chiunque può saperne altrettanto di chicchessia su qualsiasi cosa. Non abbiamo più la scusa dell’ignoranza, solo quella della pigrizia. Se il papa dice una cazzata, tipo che i musulmani sono la stirpe del diavolo, chiunque lo sostenga è un emerito coglione. Punto. La cecità del Duemila è cecità voluta, autoinferta. Che il papa dica quello che vuole, considererò le sue posizioni e, nel caso, sposerò la sua causa. Non si può pretendere che un organismo culturale così importante come la Chiesa sparisca dalla scena. Sarebbe come dare fuoco al Louvre. Creerebbe il panico e nessuno vuole il panico, soprattutto in questo periodo di “guerra santa”(che Dio ci perdoni). Lo scontro di religioni è scontro culturale, più che di fede, …ma questa è un’altra storia.

Niccolò ha detto...

La chiesa ai tempi del nazifascismo non è stata affatto politicamente "immobile" (ricordo solamente i patti lateranensi)...si è solo mossa nella direzione "sbagliata"...trasversale per citare giò...
Per quanto riguarda la laicità dello stato e la libertà (o il dovere alle volte) di espressione delle gerarchie ecclesiastiche e del papa in primis non si può certo con-fondere in un'ottica buonista due situazioni ben distinte...il discrimine fra lecito intervento ed illecita ingerenza è stato perfettamente individuato da Zagrebelsky (ex presidente della Corte Costituzionale italiana)...è la differenza che intercorre fra pubblico e politico.
La chiesa ha il (sacrosanto) diritto di esprimere pubblicamente la propria idea (sia essa la contrarietà all'uso del preservativo, alla pena di morte...)...ma ha il (sacrosanto) dovere di non immischiarsi nelle questioni politiche o fare pressioni affinchè vengano o meno adottate leggi o affinchè i giudici disapplichino le normative "immorali". La democrazia è infatti relativistica, non assolutistica...se facciamo cadere questa differenza non possiamo più sostenere di vivere in una repubblica democratica.
Condivido poi l'interessante lettura mediatica del "fenomeno" chiesa.

Anonimo ha detto...

Ma quali sono le ingerenze della Chiesa? Te lo chiedo per ignoranza. Quando la Chiesa ha sconsigliato di applicare una legge accusata di immoralità? Te lo chiedo non in tono polemico ma proprio perchè non mi ricordo un episodio preciso.

Anonimo ha detto...

Comincio con il rispondere a Mauri che domanda in quali episodi particolari si può parlare di ingerenza della Chiesa. Dunque, è stato espressamente chiesto, dal papa e dai vescovi, ai politici cattolici di non votare leggi che fossero in contrasto con gli insegnamenti della religione. In particolare, al momento attuale, di non votare per l'approvazione di leggi che minacciano il concetto naturale (anche se sull'utilizzo di questa parola ci sarebbe moooolto da dire!)di famiglia, fondato dall'unione di uomo e donna uniti nel matrimonio. In parole povere: politici cattolici rifiutatevi di votare a favore dei Dico. Ma credo che questo sia solo l'episodio più recente, basta pensare alle varie campagne ecclesiastiche contro il divorzio e l'aborto.
Altro episodio, forse ancora più grave: risale a poche settimane fa l'invito rivolto dalla Chiesa ai magistrati, affinchè questi si sentano liberi di disapplicare leggi della costituzione quando queste sono in contrasto con le leggi morali che la fede cattolica impone. Io spero che, indipendentemente da come la si pensi, ognuno di noi si renda conto della pericolosità di un atteggiamento di questo tipo. Se ciascun giudice cominciasse a fare il proprio lavoro ispirato non da leggi approvate e riconosciute, ma dal personale sentimento morale è chiaro che verrebbe meno il concetto stesso di giustizia. Fortunatamente ritengo che questi appelli sconsiderati e pericolosi rivolti dal Papa alla comunità cattolica tutta, vengono molto ridimensionati dal singolo soggetto.
Passo ora all'ultima obiezione di Fra al commento di Niccolò. Se è vero che per un cattolico non esiste la Pasqua senza la Resurrezione, è vero anche che le Scritture non sono fatte per essere semplicemente recitate. Ogni messaggio della Bibbia dovrebbe essere trasformato dal credente (e anche dal non credente che trova nelle Scritture dei messaggi condivisibili)in un atteggiamento concreto e pratico della propria esistenza. Ecco allora che diventa molto significativa l'indagine storica che Nicco ha fatto del concetto di Pasqua. Il Cristo morto in croce, ucciso proprio dal dogmatismo e dall'assolutismo, può diventare allora ciò che ci "chiama per nome", ciò che ci spinge ad introdurre nelle nostre vite il messaggio cristiano della Pasqua. E in che modo attuare praticamente questo messaggio? Assumendo quell'atteggiamento mentale che nicco ha descritto come dialogo relazionale che permette un incontro con l'altro. Ecco allora che la portata metafisica di un fenomeno come la Resurrezione resta ambito della fede, ma che l'evento pasquale della morte di cristo può servire a tutti gli uomini.
In ultimo ribadisco ancora una volta, poichè mi sta particolarmente a cuore, la differenza tra pubblico e politico sposando perfettamente la posizione di Niccolò e denunciando nuovamente l'atteggiamento dogmatico e antidemocratico della Chiesa.

Anonimo ha detto...

Ringrazio Giulia per le delucidazioni, ma vorrei centrare l'attenzione di tutti su un punto: la Chiesa non ha effettivo potere politico. Per le considerazioni che da questo potrebbero scaturire rimando all'ultima parte del mio commento, dove scrivo che la Chiesa è un fenomeno mediatico e come tale influenza l'opinione pubblica sulla base di dichiarazioni e interventi e non sulla base di leggi.
I patti lateranensi sanciscono una netta divisione fra Stato e Chiesa e in quanto tali escludono il papa da qualsiasi attività politica interna alla stato italiano.
Credo che il problema non stia nella Chiesa ma nell'uomo. Non sto negando l'effettivo magnetismo popolare che il papa e il suo entourage esercitano ma vorrei farvi notare che sempre di magnetismo si tratta. Non si può escludere una voce di protesta solo perchè appartiene a una istituzione millenaria in grado di smuovere gli spiriti. Ripeto che non voglio relegare la Chiesa nell'angolo delle voci che "contano poco", anzi, dico solo che l'informazione messa a disposizione di chiunque dovrebbe redimere le coscienze fiaccate da duemila anni di storia cristiana. L'evoluzione dello spirito critico è giunta ormai ad uno dei suoi massimi storici, credo. L'accesso generalizzato alla cultura dovrebbe automaticamente significare l'accesso a una dimensione ulteriore di uomo. Il fatto che la Chiesa non abbia potere legislativo o esecutivo ci fa comprendere come la sua possa essere solo una posizione fra le tante che merita di essere vagliata con discernimento. Forse sono troppo fiducioso, ma sono convinto che le nuove generazioni (noi compresi, nè, mica siamo così vecchi) saranno più disposte a confrontare le loro idee, acquisite in larga parte dalla famiglia, con il patrimonio di conoscenze che dista da loro un semplice click o un salto gratuito in biblioteca.

Niccolò ha detto...

Scusami se m'impunto, ma mi pare non sia ancora chiara la distinzione fra pubblico e politico; e di conseguenza l'idea stessa di democrazia. Quello che tu difendi (e giustamente!) è l'idea di libera espressione a livello pubblico. E solo qui l'opinione della millenaria istituzione chiesa è una delle tante" (meglio: "dovrebbe essere" una delle tante dato che molti cattolici si sentono realmente vincolati ad/da essa).
Ricordo però che la chiesa non è un semplice organismo pubblico ma gode di particolari guarentigie (autonomia ed in parte autodichia) che hanno come corrispettivo l'astensione da ingerenze di carattere politico. Questo perchè è semplicistico consideraLa come fenomeno persuasivo, rivolto alle coscienze, morale o puramente mediatico (un prodotto), sul quale ciascuno di noi nel caldo delle proprie case può riflettere e discernere. La chiesa è anche (o soprattutto) una realtà ECONOMICA e di POTERE, e in quanto tale in grado, seppur indirettamente, di incidere prepotentemente ed in maniera NON democratica sulle scelte di un paese. Qui sta il "perchè" della previsione della NON ingerenza politica (che nell'ottica che la vorrebbe una reltà puramente persuasiva non si spiegherebbe, una volta negatoLe il poetere legislativo sul suolo italiano, che peraltro GIA' non aveva!). Se la Sua reale unica capacità di intervento "politico" fossero i dictat papali o i provvedimenti CEI , sarebbe indebita ingerenza fine a se stessa; ma i Suoi movimenti che potremmo definire à la Beck "sub-politici" (economici, vincoli di appartenenza...) sono indebita ingerenza con risvolti pratici! Per quale motivo l'Italia è l'unico paese europeo a non avere nessuna normativa simile ai Pacs francesi? o è uno dei pochi paesi che non ha una normativa sulla sperimentazione embrionale? o uno degli ultimi ad avere introdotto la normativa sul divorzio, aborto (e questi solo in seguito a referendum abrogativo vista la "paralisi" politica; e come tutti sappiamo NON si può governare a referendum)...Tutti cardini questi che oggi definiremmo "di civiltà". I semplici fatti bastano a dimostrare come il reale peso politico della chiesa non sia l'adunata oceanica popolare o la tivù ma il dialogo stretto con il potere. Non capisco cosa debba ancora fare affinchè si possa liberamente parlare di indebita ingerenza! La politica in quanto tale è l'arte del compromesso. In ciò è relativistica (come la democrazia). La chiesa è costitutivamente assolutistica. Per questo è necessario vigilare affinchè non vi sia alcuna indebita ingerenza. Non è sufficiente sentirsi al riparo data l'assenza di potere legislativo diretto da parte della chiesa (visto che abbiamo visto più volte la Sua capacità di intervenire pesantemente a livello politico per impedire o rallentare l'adozione di certe leggi che risolleverebbero il nostro paese da una normativa medievale e a tratti ridicola); come non è sufficiente contare che i soggetti sapranno discernere le affermazioni lecitamente pubbliche da quelle ingerentemente politiche. E questo perchè i mutamenti societari sub-politici (di intreccio economico-legislativo) prescindono dall'apporto intellettuale dei singoli soggetti stessi (potremmo dire al riguardo: noi non vi partecipiamo ma "veniamo vissuti").
Ripeto un'ultima volta: seppure le discussioni di carattere teoretico non convincessero non c'è come sollevare lo sguardo alla realtà e alla storia per convincersi.

Anonimo ha detto...

Insomma, tu vuoi dire che qualora lo Stato approvasse una legge che andasse contro gli interessi papali la Chiesa sarebbe in grado di danneggiare politicamente lo Stato stesso pur non facendone politicamente parte e senza sfruttare la sua posizione privilegiata di presa sulle masse? A questo punto mi viene da chiedere - sempre sguazzando siccome porco nella mia infinita ignoranza in materia - quali effettivi interessi economici e politici la Chiesa può toccare che scalfiscano lo Stato italiano. Tento di darmi una risposta: la Chiesa potrebbe minare i rapporti dello Stato italiano con le nazioni a forte fondamentalismo (nazioni ebree ortodosse, ecc...). A livello economico non riesco a trovare esempi.

Anonimo ha detto...

A livello economico (me lo sto inventando ma ammettiamo che sia vero): poniamo che la Chiesa controlli la più grande ditta di costruttori del mondo. Di questa immaginaria ditta lo Stato italiano si serve regolarmente per realizzare le sue opere. Se la Chiesa dovesse sentirsi in qualche modo "offesa" dallo Stato potrebbe alzare i prezzi delle sue prestazioni mettendo quest'ultimo in gravi difficoltà economiche. Credo che l'esempio metaforizzi qualsiasi rapporto economico dove è necessaria la presenza di un acquirente e di un venditore, che si parli di mele o di oro. In questo caso, sì, la Chiesa eserciterebbe un'effettiva ingerenza economica ma nessuno impedisce allo Stato di servirsi di un altro costruttore. Qualora la Chiesa dovesse possedere la ditta di costruzioni più economica del mondo e i suoi prezzi dovessero aumentare quanto basta senza mai raggiungere i prezzi della seconda ditta con i prezzi più accattivanti, in quel caso lo Stato sarebbe obbligato a servirsi della prima (la ditta della Chiesa) rimettendoci denaro. In questo caso la Chiesa nuocerebbe economicamente allo Stato. Ma siccome la politica è l'arte del compromesso, non credo che la Chiesa sarebbe interessata a nuocere alle tasche dei suoi fedeli che, credo, verrebbero immediatamente informati del maneggio dai giornali e dalla tv. Si scatenerebbe un botta e risposta mediatico che non condurrebbe a nulla se non a mettere in cattiva luce l'immagine stessa della Chiesa.
Non escludo che ci potrebbero essere delle transazioni economiche talmente "sottobanco" che difficilmente il cittadino comune potrebbe rendersi conto delle effettive responsabilità del suo papa se da un giorno all'altro il prezzo dell'autostrada aumenta. Ma qui entriamo nella fantapolitica dove le eminenze grigie cardinalizie tramano ai danni dello Stato, svandogli la fossa sotto i piedi.
Poi magari mi sbaglio...ma stasera non ho niente di meglio da fare...^@^

Anonimo ha detto...

..ops..mi sono assentato per un po' e guarda che popo' di discussione è venuta fuori..
..ho leggiucchiato velocemente (anche perchè sennò al marocchino dell'internet point devo dargli caraffe del mio prezioso sangue..!!) tutti i commenti che avete lasciato..
..grazie franky!!mi fa molto piacere la pensiamo allo stesso modo..!!

..è molto intelligente la critica sollevata da Niccolò,m abilmente riproposto poi da mauri..ma ci tengo a sottolineare che non volevo demarcare in modo così netto tra una chiesa di oggi e qualla del passato, giustificando un lento ed insorabile processo di decadimento istituzionale necessario..lungi da me!! con "chiesa delle origini" mi riferivo più che altro alle prime comunità cristiane originarie..pietro, come giustamente sottolineava fra', ha avuto il "mandato"..tutto doveva procedere così!!certo che poi gli uomini possono (possono, perchè neanche questo è un qualcosa di necessariamente dato..)sbagliare, dimenticare, mutare e smussare le cose a seconda delle situazioni e per ragioni di comodo..ma questo è ancora un altro problema.. io intendevo semplicemente sottolinere come il messaggio originario, dato da custodire e diffondere all'uomo pietro sia stato, col tempo, sommerso e forse sostituito dai dogmi.. e avrei tanti esempi (dal fatto che all'inizio gli episcopi erano sposati e anzi, era consigliato proprio perchè se si è in grado di portare avanti ed amare la propria famiglia, si può guidare anche quella più grande dei fedeli..)..

..non entro nel tema politico/economico degli ultimi commenti perchè mi troverei a fare solo supposizioni..
..salutoni a tutti..

Niccolò ha detto...

Personalmente ritengo che qualsiasi ideologia, rivelazione, missione storica, "messaggio da cutodire"...abbia in sé un nucleo fortemente omologatorio/anti-democratico e, prescindendo dall'originalità dell'individuo, necessiti non di uomini liberi, ma di fedeli esecutori. Il che non mi pare auspicabile.

Niccolò ha detto...

Fiat veritas, fiat iustitia, pereat mundus.

NutreLaMente ha detto...

Traduzione Nicco?!

Mi rendo conto che intervenire in una discussione in fase così avanzata, dopo essersi presi tempo per riflettere (vero gio'?!?), porta con sè elevate aspettative difficili da soddisfare... comincio, quindi, col dire che la "qualità" del mio intervento non sarà proporzionale al tempo preso per riflettere e intervenire (che paraculo che sono!).

Fatta questa inutile premessa, comincio subito con l'invitare Fra, ma in generale tutti, a rapportarsi a tutte le cose, Cristianesimo e Chiesa in primis, in modo "relativo" e non "unidirezionale". Mi spiego: la Pasqua non esiste senza la Resurrezione PER I CRISTIANI. La Pasqua, però, può esistere con forme e significati diversi anche per altre religioni e, addirittura, per persone non credetenti (come ha saggiamente sottolineato gio').

Detto ciò, vorrei parlare soprattutto della questione che segue e che sintetizzo grazie ad uno slogan "rubato" da un cartellone attualmente appeso in Cattolica: "Chiesa: libertà di espressione o ingerenza?".
Diciamo prima di tutto che ogni risposta secca e decisa è inadeguata. Una domanda così complessa, infatti, richiede a mio avviso una risposta sostenuta da una riflessione altrettanto complessa.
In questi giorni sto affrontando lo studio dell'opinione pubblica, dal caso eclatante di Hitler e il nazismo fino ai giorni nostri. Da questo studio ho tratto, su tutto, questo insegnamento: la questione non è per niente semplice e molte cose date inconsciamente per scontate da molti, non sono tali.
Un esempio su tutti: se leggeste le pagine che ho letto io sul sondaggio come mezzo per sondare l'opinione pubblica, passereste minuti interi a chiedervi: ma che razza di strumento inutile e inesatto e manipolatore è il sondaggio?!?! In realtà la situazione è molto più complessa ma non voglio uscire dal seminato.
Dunque, io credo che l'ottimistica, e interessante, visione di Mauri pecchi, appunto, di troppo ottimismo. Voglio dire che non solo l'opinione che si forma su determinati argomenti trattati dalla Chiesa manca di criticità e abbonda, invece, di superficialità (questo perché fortissima è l'autorità e l'influenza della Chiesa sulle masse) ma che, inoltre, questa opinione a volte a-critica influenza i destini di popoli interi, Africa in primis. Inoltre, aggiungo, senza grandi prove a sostegno se non la sensazione derivante dalla vita vissuta, questa influenza esercitata dalla Chiesa "colpisce" credenti ma anche NON credenti!
Detto questo, sperare che ogni singolo individuo interpreti liberamente e "secondo propria coscienza e ragione" quanto detto dalla Chiesa è a) ottimista, b) non sufficiente.
Con ciò voglio solo arrivare a dire che la Chiesa è sì libera di esprimersi ma a) dovrebbe evolversi tornando con i piedi per terra e scendendo dai propri troni d'orati, b) non dovrebbe MAI rivolgere inviti diretti ai politici e a tutti coloro che in qualche modo fanno parte della loro rete di relazioni (cittadini credenti esclusi). Quanto all'ultimo punto penso che la Chiesa dovrebbe, sempre adeguandosi al punto a), esprimere il proprio parere "generale" sugli argomenti di suo interesse senza esprimere espliciti consigli che possano in qualche modo cambiare significativamente i destini e le vite di individui singoli e popoli interi. Dovrebbero questi ultimi, discutendo tra loro, crearsi un'opinione PUBBLICA CRITICA sugli argomenti trattati dalla Chiesa ed agire di conseguenza. Mi rendo conto che quest'ultimo punto è particolarmente vulnerabile alle critiche che aspetto non con spirito conflittuale ma con spirito di apprendimento.

Concludo rispondendo a quanto precisato da gio' nel suo ultimo commento... SONO D'ACCORDISSIMO! La Chiesa, privando i suoi membri (preti, vescovi, etc etc) della possibilità di conoscere la donna/uomo, l'amore, la famiglia, ... rende la Chiesa incapace, o comunque spesso inadeguata, ad esprimere pareri "umani", "genuini", "utili", sconfinando in eccessi (documentati!) di preti che, nel confessionale, si masturbano dopo aver chiesto alla poveretta di turno quante volte fa l'amore con il marito. La Chiesa, sono sicuro, è piena di persone "umane", "genuine", in grado di consigliare e aiutare l'uomo (e la donna) nel loro difficile cammino di vita ma la percentuale, sono sicuro, sarebbe nettamente superiore poste condizioni ben diverse.

Detto questo,
VI RINGRAZIO UNO AD UNO perché avete reso questa discussione un luogo encomiabile, in grado di creare una sua... PICCOLA OPINIONE PUBBLICA CRITICA! ;)

Anonimo ha detto...

...volevo linkarvi questo articolo di Repubblica di oggi...

...ok non trovo il link nel senso che sul sito della repubblica non è riportato l'articolo o comunque io non lo trovo...per chi ha la repubblica di oggi ed è interessato, l'articolo è di Aldo Schiavone e si intitola "il pericolo dell'ondata neoguelfa" (inizia in prima pagina e prosegue a pagina 31)
SCUUSATEMI PER L'IMPRECISIONE DEL TUTTO!!!!
baciii

Anonimo ha detto...

Ogni tanto stupisce "repubblica" per la capacità di trattare argomenti quando ormai non sono più "così scottanti"...seppur sempre attuali e questo è un merito....comunque tutto questo post inutile per dire che aldo schiavone è laureato in giurisprudenza....eeeeembè....
:D:D:D